Le tre età della fiamma by Marco Tarchi

Le tre età della fiamma by Marco Tarchi

autore:Marco Tarchi [Tarchi, Marco]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Solferino
pubblicato: 2024-05-15T00:00:00+00:00


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Il polo incluso

Le elezioni del marzo 1994 segnano per il Msi la fine di una condizione che lo vedeva permanentemente fuori gioco. Ora il polo missino non è più «escluso» per definizione, ma anzi incluso a pieno titolo nella coalizione di governo: un risultato ottenuto mettendo la sordina al richiamo nostalgico. Eppure all’indomani del voto Fini afferma in un’intervista che Mussolini è stato «il più grande statista del secolo». È una semplice gaffe o qualcosa di più?

Bisogna tener conto che Fini non segue una politica studiata e progettata in precedenza. Naviga a vista, tenendo il filo delle onde secondo le convenienze del momento. Non c’è da stupirsi quindi se, quando la sua attenzione a non commettere passi falsi viene occasionalmente meno, incappa in qualche scivolone. Succede anche qualche mese più tardi, nel dibattito sulle mozioni di sfiducia al governo Berlusconi, quando gli sfugge un accenno ai «muscoli» che il Msi sarebbe in grado di mettere in campo, se solo lo volesse. È un attimo in cui emergono i veri sentimenti dell’uomo, i suoi riflessi condizionati da oltre vent’anni di fedeltà senza smagliature alle parole d’ordine del partito e alla sua cultura.

La politica non fa miracoli. Come attesta la sua biografia, scritta da Daniele Martini e Goffredo Locatelli nel 1994, il profilo di Fini non è quello di un personaggio di grande spessore, capace di concepire progetti originali. Ha soprattutto un grande senso dell’opportunità, riesce a cavalcare tutte le occasioni favorevoli. E sa recitare molto bene la parte del moderno politico di destra: concreto, pragmatico, tollerante, garbato. Ma questo non esclude che possa cedere in alcuni momenti a reazioni umorali immediate, che rivelano ancora, sotto questa scorza rassicurante, i residui del credo nostalgico a lungo professato. Certo, aveva ragione Filippo Ceccarelli, che sulla «Stampa» lo definì «fascista per caso». Ma una volta approdato sulle sponde missine, Fini ha sempre interpretato il suo ruolo con il massimo dell’ossequio verso le regole dell’ambiente, anche se con una buona dose di ambizione personale e di cinismo.

Infatti alcuni osservatori, in questa fase, dipingono la svolta di Alleanza nazionale come un puro camuffamento superficiale.

Diciamo che Fini, da segretario, non si pone mai il problema di modernizzare e riqualificare il patrimonio ideale del Msi. Non si sforza di rivedere criticamente quell’eredità per trarne una formula politica applicabile nel presente, sfuggendo al dilemma tra nostalgia paralizzante e puro trasformismo. A metà degli anni Novanta si limita ad avviare una marcia di avvicinamento al potere, accantonando gli aspetti meno «digeribili» dell’ideologia originaria del Msi per sostituirli con un patchwork di elementi eterogenei, tenuti insieme dal collante del successo elettorale.

Un’operazione fondamentalmente opportunistica, compiuta pagando prezzi via via più salati man mano che procede l’accreditamento di An come forza protagonista sullo scenario politico. Ma dietro non c’è una strategia: ci sono le doti del giocatore di poker, che sa distinguere quando è il momento di azzardare o di bluffare. Se si procede in questo modo, però, sono sempre in agguato le cadute di tono e di stile, tipiche di chi non ha compiuto un processo evolutivo ma solo frettolose rimozioni.



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